Baby Signs: quando le parole non servono (subito)!

Questo articolo è dedicato a tutte quelle mamme e quei papà che ogni giorno si chiedono che significato possa avere il pianto dei loro bimbi (fame, sonno, voglia di giocare?) o più semplicemente che cercano un modo di comunicare con loro ancora prima dell’insorgere delle prime paroline o dei primi segni.  Una soluzione a queste necessità potrebbe essere il Programma Baby Signs (www.babysignsitalia.com), un programma di comunicazione gestuale, anzi segnata, rivolto a tutti i neonati e bambini da 0 a 18-24 mesi, udenti e sordi.
In questo modo i bambini hanno la possibilità di comunicare prima di aver imparato a parlare grazie all’utilizzo del canale visivo-gestuale, adeguato a tutti, sordi e udenti, sin dalla nascita.

immagini tratte dal manuale baby signs raffiguranti i segni in lis, lingua dei segni italina, per fiore luna e amore

Immagini tratte dalla pagina Facebook Baby Signs Italia.

Baby Signs nasce più di trent’anni fa negli Stati Uniti dalle prime osservazioni delle psicologhe Linda Acredolo e Susan Goodwin sui comportamenti comunicativi spontanei di neonati e bambini. Il Programma si basa proprio sulle loro competenze comunicative naturali ed immediate, inserendo nel gioco e nella routine quotidiana semplici segni codificati. Il bambino, così, ha la possibilità di esprimere efficacemente cosa vuole, pensa o sente molto prima di poter parlare. Le dottoresse Acredolo e Goodwin, inoltre, supportate dal National Institute Of Healt e dall’American Academy Of Pediatric, hanno realizzato delle ricerche, esaminando più di 140 famiglie che hanno aderito a questo studio con i loro bambini di 11 mesi. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il gruppo “Baby Signs”, che ha aderito al programma, e il gruppo “Non-Baby Signs”, che non ha seguito il programma. I bambini sono stati valutati dal punto di vista linguistico a 11, 15, 19, 24, 30, 36 mesi con dei test standardizzati. Successivamente, a 8 anni, sono stati valutati di nuovo con il test WISC-III (strumento per misurare il QI dei bambini).

Baby Sign Language Basics from Baby Sign Language on Vimeo.

Si è visto che i bambini appartenenti al gruppo “Baby Signs”, rispetto a quelli “Non-Baby Signs”, utilizzano un vocabolario più ampio, frasi più lunghe e, secondo il test del QI, sono più intelligenti. Inoltre si è notata una riduzione della frustrazione di genitori e bambini grazie alla possibilità di espressione e comprensione dei bisogni; maggiore facilità di sviluppo del linguaggio e delle lingue; maggiore autocontrollo di comportamento ed emozioni; accrescimento dell’autostima e rafforzamento del legame genitore-figlio.

Per i genitori pronti ad intraprendere questa nuova avventura sono attivi numerosi workshop, che vengono svolti periodicamente in diverse province, tenuti da istruttori altamente qualificati e certificati Baby Signs: un’ottima occasione per creare un legame unico e forte con il proprio figlio sin da subito!

Claudia Pizzano
Studentessa della facoltà di Lingue, Civiltà e Scienze del Linguaggio
Crede che l'altruismo sia l'atto d'amore che muove il mondo
 
 

VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Elena P., interprete di italiano - LIS (lingua dei segni italiana):

 
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