La grammatica della lingua dei segni italiana: la lingua dei segni non è universale
Continuiamo la nostra rubrica linguistica sulla lingua dei segni italiana (LIS) smentendo un pregiudizio diffuso per il quale molte persone ritengono che la lingua dei segni sia universale.
Non esiste una sola lingua dei segni, ma molte e variano esattamente come le lingue vocali.
Spesso si pensa che la lingua dei segni sia una forma di linguaggio semplificato, costruito artificialmente ad hoc per le persone sorde. Alcuni pensano che sia un linguaggio fatto di gesti immediatamente comprensibili che rappresentano e mimano gli oggetti del mondo e le azioni degli uomini e dal momento che queste cose sono le stesse in tutto il mondo, anche la lingua dei segni dovrebbe essere una sola. Chi ritiene che la lingua dei segni sia universale, non le attribuisce realmente uno status di lingua.
L’eterogeneità delle lingue dei segni presenta le stesse caratteristiche di quella delle lingue vocali. Generalmente, come le lingue vocali, le lingue dei segni variano in base al Paese in cui vengono utilizzate: in Italia c’è la lingua dei segni italiana (LIS), in Francia c’è la lingua dei segni francese (LSF), negli Stati Uniti c’è la lingua dei segni americana (ASL) e così via. Oppure possono esserci più lingue dei segni in uno stesso territorio: in Spagna, per esempio, è presente sia la lingua dei segni catalana (LSC) che la lingua dei segni spagnola (LSE).
Questo accade perché sono tutte lingue storico-naturali, nate e sviluppate all’interno delle comunità, dagli stessi soggetti parlanti o segnanti. Come le lingue vocali, anche le lingue dei segni variano in base alle diverse culture dei diversi Paesi. Per questo motivo le varie lingue dei segni presentano segni, strutture grammaticali e modi di dire diversi e nella quasi totalità dei casi sono inintelligibili (che non si riescono a comprendere) tra loro. Non si può pensare di utilizzare un’unica lingua vocale al mondo, come non si può pensare ad un’unica lingua dei segni.
La grande varietà delle lingue, quindi, è spesso dovuta alle differenze culturali. Nelle lingue dei segni il legame è molto evidente. Facciamo subito un chiaro esempio: nella lingua dei segni italiana non sono presenti segni che utilizzano come configurazione della mano l’estensione del dito medio in quanto culturalmente richiama un gesto offensivo. Tuttavia, questa configurazione viene utilizzata in altre lingue dei segni in quanto la cultura dei paesi in cui vengono utilizzate non codifica quel gesto come volgare.
Ogni lingua dei segni, inoltre, ha un certo grado di variabilità interna, simile alla presenza dei dialetti nelle lingue vocali.
Non si può ritenere, quindi, che la lingua dei segni sia una unica universale in tutto il mondo. Le lingue dei segni sono lingue che presentano le stesse caratteristiche delle lingue vocali e variano esattamente come queste.
Leggi gli altri articoli della nostra rubrica "La grammatica della lingua dei segni italiana":
- I segni nome di persona
- I segni nome
- Arbitrarietà e iconicità
- I cheremi
- Linguaggio dei gesti dei sordomuti
VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Nicola S., studente del terzo livello del corso LIS:
Perché traduciamo gli articoli del blog in LIS?