Afasia e LIS

di M. C. Scurria

Qualche settimana fa si è parlato di afasia (Afasia: alla ricerca delle parole perdute), disturbo del linguaggio che, all’improvviso, ti porta via le parole, parole che sai di conoscere ma che non riesci a tirar fuori, come se fossero intrappolate nella tua testa. In questo blog vorrei parlarvi di come l’uso della lingua dei segni potrebbe avere un’influenza positiva nel campo della riabilitazione logopedica delle persone afasiche.

Immagine di persona con difficoltà di comprensione che guarda un foglio.

Durante il mio corso di laurea in Scienze del Linguaggio presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, oltre ad aver studiato la lingua dei segni italiana (LIS), ho avuto l’opportunità di svolgere un tirocinio formativo presso l’ULLS 12 Veneziana nel campo della riabilitazione logopedica specializzata in afasia.
Grazie a questa esperienza, ho potuto progettare un programma di riabilitazione del lessico per una paziente affetta da afasia globale (il disturbo che coinvolge l’emisfero sinistro del cervello, compromettendo l’elaborazione del linguaggio: comprensione, produzione, ecc.). In questo programma, ho ideato una sorta di allenamento di 30 parole (15 sostantivi e 15 verbi) che sono state presentate alla paziente nel corso di otto sedute. Mentre cercavo di impostare il percorso da svolgere assieme alla paziente, ho pensato di utilizzare anche la LIS. L’idea era quella di insegnare alla paziente alcuni segni per verificare se potessero esserle d’aiuto nella comunicazione. Nessuno aveva mai utilizzato i segni con la paziente, che aveva sempre cercato di esprimersi con gesti prodotti spontaneamente.
Ho deciso di utilizzare questi segni durante l’allenamento delle 30 parole, come una forma di supporto alla voce e senza alcuno scopo d’insegnamento: oltre a presentare le immagini che la paziente doveva cercare di denominare, mostravo anche il segno corrispondente (tutti segni semplici e abbastanza iconici come “mangiare”, “bere”, “dormire”, ecc.) per aiutarla nella produzione orale.

Immagine di un quaderno aperto con delle immagini dell'alfabeto manuale della ASL e immagini di segni in ASL.

Durante le sedute, si potevano notare i miglioramenti della paziente che iniziava a produrre oralmente le parole subito dopo che le veniva mostrato il segno corrispondente. Inoltre, iniziava ad articolare alcuni segni in modo spontaneo prima di denominare oralmente un’immagine. I risultati del test sottoposto alla fine del trattamento dimostrano come l’uso dei segni della LIS abbiano facilitato la produzione orale delle parole, come se la modalità di comunicazione visivo-gestuale potesse, in qualche modo, facilitare quella uditivo-vocale pur non avendo un legame diretto con essa.
Penso che i risultati ottenuti durante il mio tirocinio siano molto importanti in quanto l’uso dei segni della LIS potrebbe aiutare, in fase riabilitativa, a “liberare” queste parole che sembrano intrappolate. Sarebbe, dunque, interessante provare ad inserire l’uso della LIS in un programma riabilitativo che coinvolga più persone affette da sindrome afasica in modo da avere dei risultati più estesi che possano confermare o contraddire quelli ottenuti dal mio lavoro.

Per maggiori informazioni potete consultare la mia tesi di laurea.

Maria Cristina Scurria
Laureata Magistrale in Scienze del Linguaggio presso l’università Ca’ Foscari Venezia
 

VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Margherita G., interprete italiano - LIS:

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