La grammatica della lingua dei segni italiana: arbitrarietà e iconicità

In questo secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle lingue dei segni, il tema sul quale ci concentriamo è “iconicità e arbitrarietà”. Affrontiamo questo tema perché molto spesso le lingue dei segni sono considerate artificiali, costruite ad hoc dall’uomo o addirittura talmente simili alle immagini a cui i segni si rifanno, da considerarle una sorta di pantomima.
Ma partiamo dal principio.
Si parla di iconicità quando la relazione tra un elemento della lingua (parola o segno) e ciò a cui si riferisce è immediata.
Nelle lingue vocali un esempio di iconicità è fornito dalle onomatopee: parole come “boom”, “splash”, “click”, che riconducono a precisi suoni utilizzati per descrivere l'oggetto o l'azione che esprimono.

Immagine con esempi di onomatopee nelle lingue vocali.

La parola “sedia”, invece, è arbitraria in quanto il legame tra elemento linguistico e referente non è immediato. A questo punto sorge spontaneo chiedersi se le lingue dei segni siano iconiche o se i segni siano o meno arbitrari.
Ebbene, le lingue dei segni sono arbitrarie esattamente come tutte le altre lingue del mondo.
Essendo lingue visive, ci sono alcuni segni che sicuramente possono essere definiti iconici, ovvero gli elementi a cui si riferiscono sono facilmente riconoscibili.
I segni hanno diversi gradi di iconicità e possono essere categorizzati in tre gruppi:
- Trasparenti: il segno è altamente iconico, si riconosce immediatamente la relazione tra il segno e il suo significato, pur non conoscendolo (es. FORBICI);
- Traslucidi: la relazione tra il segno e il suo significato non è immediata; solo quando viene spiegato il significato del segno, si riesce a ricostruire l’origine iconica (es. PESCE);
- Opachi: la relazione tra il segno e il suo significato è di difficile comprensione perché il segno non è legato in alcun modo al suo referente (es. SORELLA).

lingua dei segni trasparenti traslucidi opachi segni
Da sinistra il segno trasparente FORBICI, il segno traslucido PESCE e il segno opaco SORELLA.
Immagini rappresentanti tre segni tratti da Elena Radutzky (a cura di), Dizionario bilingue elementare della lingua italiana dei segni, Edizioni Kappa, 2001.


Il grado di trasparenza dell’iconicità può modificarsi nel tempo anche in base ai cambiamenti culturali. Alcuni segni infatti, se ne verifichiamo l’etimologia, hanno origine iconica ma nel tempo si sono modificati fino a diventare opachi. Un esempio in LIS (lingua dei segni italiana) è il segno usato per la città di Padova che ha mantenuto la configurazione iniziale ma nel tempo ha cambiato luogo e movimento (il segno inizialmente si rifaceva al cappuccio indossato dai frati cappuccini; pian piano, per comodità ed economicità linguistica, si è spostato in basso perdendo anche la simmetria del movimento iniziale).

Le tre fasi principali della trasformazione del segno PADOVA.


Anche nei segni iconici, tuttavia, c’è una forte componente di arbitrarietà.
Ad esempio, confrontando la realizzazione del segno iconico ALBERO nelle varietà della lingua dei segni italiana, si vede che è stata fatta una scelta diversa della caratteristica che rappresenta quell’oggetto: alcune varietà evidenziano il tronco dell’albero, mentre altre preferiscono evidenziarne l’intera struttura.

confronto albero iconicità lingua dei segni

Le due immagini rappresentano il segno ALBERO realizzato in due variabili della lingua dei segni italiana (LIS).
Immagini rappresentanti tre segni tratti da Elena Radutzky (a cura di), Dizionario bilingue elementare della lingua italiana dei segni, Edizioni Kappa, 2001.
 

Che la lingua dei segni non sia solo iconica, se ne ha la prova quando si segue il segnato di una persona sorda: se la lingua dei segni fosse completamente iconica, chiunque potrebbe seguire un discorso segnato. Invece, solo le persone che hanno una buona conoscenza della lingua dei segni possono pienamente comprendere ciò che viene detto. Questo perché è una lingua a tutti gli effetti, non una pantomima, non un insieme di gesti comprensibili da tutti, ma una lingua storico-naturale con le sue regole, le sue specificità e la sua arbitrarietà.

Per maggiori approfondimenti sul tema, consigliamo le letture dei seguenti libri:
- M.C. Caselli, S. Maragna, V. Volterra, Linguaggio e sordità. Gesti, segni e parole nello sviluppo e nell’educazione, Bologna 2006.
- Cardinaletti A., Cecchetto C., Donati C. (a cura di) 2011. Grammatica, lessico e dimensioni di variazione nella LIS, Franco Angeli.

La rubrica "La grammatica della lingua dei segni italiana":
I cheremi

 

VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Margherita G., interprete italiano - LIS:

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