Intervista a Carmela Bertone, la passione per la ricerca linguistica
Lo scorso mese abbiamo iniziato a conoscere Carmela Bertone, insegnante di studenti sordi e ricercatrice linguistica della lingua dei segni italiana (LIS). Leggi la prima parte dell’intervista.
In questa seconda parte Carmela ci racconterà il motivo del suo interesse per la lingua dei segni e la ricerca linguistica legata alla LIS.
Quando è nata in te la passione per la ricerca linguistica sulla lingua dei segni?
Non saprei dare una data alla "mia passione". In realtà non so nemmeno se è una passione. Diciamo che ci sono nata; essendo figlia di sordi, ho vissuto la sordità come una condizione di normalità o di "altra normalità". Uno stato naturale insomma. A vent'anni non pensavo di interessarmi a questo problema, avevo altre idee. Poi, un po’ per scelta obbligata, mi ci sono trovata e mi sono appassionata. Ma la mia vera passione nasce da una questione più politica potrei dire: mi sento spinta alla sensibilizzazione di un problema che non viene percepito.
A quale problema fai riferimento? Potresti spiegarci meglio?
La sordità. Perché la sordità non è un problema finché non la conosci in maniera approfondita. A volte credo che le persone sorde vivano in una sorta di bolla: talvolta ci stanno bene, talvolta ne vogliono uscire. Contemporaneamente le politiche e i sistemi sociali, per come sono strutturati, contribuiscono a mantenere questa bolla, benché sembri il contrario. Rompere questa bolla per far incontrare e mescolare il mondo dei sordi con il mondo degli udenti è l'impresa più difficile. Insomma, nessuno vuole una vera rivoluzione, né da una parte né dall'altra. Solo dalla rottura di questa bolla può nascere una reale risorsa.
Il tuo libro “Fondamenti di grammatica della lingua dei segni italiana” è stato insignito del Premio Giulio Tarra, un riconoscimento prestigioso per gli studi svolti sulla LIS. Ci potresti dire brevemente come ti venuta l’idea di questa grammatica di LIS? Com’è avvenuta la ricerca per la stesura di questo libro?
Questo libro è il frutto di tre anni di studio e dieci anni di osservazioni sul campo. Insegnando ai corsi di LIS all’Università Ca' Foscari Venezia e non essendoci materiale di studio a sufficienza, era necessario raccogliere i vari studi sulle lingue dei segni, in particolare sulla LIS, per fornire materiale scritto agli studenti. In pratica è nato come libro di studio.
Naturalmente, il libro parte da un approccio specifico ed è solo l'inizio della ricerca sulla grammatica di questa lingua. I primi studi sono iniziati al CNR di Roma e si sono concentrati sulla fonologia e in parte sulla morfologia. Serviva, però, un testo che offrisse un taglio della linguistica moderna sulle strutture morfologiche e sintattiche della LIS. Il libro riunisce gli studi linguistici svolti sulla LIS, integrati di ulteriori osservazioni fatte sul campo alla luce delle principali teorie linguistiche e da comparazioni con altre lingue dei segni.
Lo studio della LIS è un campo relativamente nuovo, qual è lo stato della ricerca sulla LIS in Italia?
Lo studio sulle lingue dei segni va avanti, ma in Italia fatica ad affermarsi. Innanzitutto perché la LIS non è riconosciuta a livello nazionale e in secondo luogo perché il settore della ricerca in generale è mortificato. Proprio per questo, attualmente molti studiosi italiani di LIS lavorano all'estero.
Quanto è importante fare ricerca e perché si dovrebbe continuare a farla?
Attraverso lo studio delle lingue dei segni si possono capire tanti altri fenomeni. La circumnavigazione del globo da parte di Magellano, nata con lo scopo di aprire le rotte dei commerci, si rivelò inutile, ma aprì il campo ad altri studi, sulla natura del tempo ad esempio. Con ciò voglio dire che la LIS è interessante non solo perché è la lingua delle persone sorde, ma anche come fenomeno linguistico, come lingua e studio di una comunità. Anche l’ambito della traduzione in LIS e viceversa, è nuovo e interessante!
Nello specifico, ci sono aspetti particolari della lingua dei segni che meriterebbero di essere valorizzati e approfonditi?
Moltissimi. Per esempio, l'arte poetica delle lingue dei segni ha reso meno definito il confine tra arti visive (come cinema e teatro) e arti della parola (racconti e poesie). Nelle lingue dei segni sono possibili contaminazioni impensabili nelle lingue orali, come ad esempio tra parole e danza.
Anche nelle disabilità comunicative le lingue dei segni sono sempre più riconosciute come sistemi comunicativi più efficaci di quelli utilizzati in passato. Pensiamo alle immagini nella Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA). Le immagini sono ambigue, limitate al concreto e a quelle disponibili. La lingua dei segni ha una bagaglio di segni sempre a portata di mano e una struttura visiva sulla quale appoggiarsi in caso di difficoltà. Sicuramente anche in molti altri ambiti la LIS potrà dare il suo contributo, starà a tutti noi cogliere l’occasione che ci viene offerta.
Questo è sicuramente un caldo invito a fare dell’inclusione uno standard di vita! Con questo bellissimo messaggio di Carmela la ringraziamo per la sua dedizione alla sensibilizzazione, per il prezioso lavoro di ricercatrice e per la fiducia e il sostegno che dà al nostro gruppo di lavoro.
VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione di questo articolo in LIS a cura di Francesca R., studente della Laurea Magistrale in Scienze del Linguaggio con specializzazione in lingua dei segni italiana (LIS) presso l'Università Ca' Foscari Venezia.
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