Cenni sulla storia delle lingue dei segni

Le lingue dei segni sono lingue a tutti gli effetti. Sono lingue naturali, ovvero si sono sviluppate spontaneamente nel corso del tempo all’interno delle comunità delle persone sorde.
Ma quando inizia la storia delle lingue dei segni? Probabilmente le lingue dei segni nascono in contemporanea alle lingue vocali. Andando a rivedere le fonti storiche scritte, si hanno notizie di rudimentali forme di comunicazione gestuale tra i sordi già all’epoca degli antichi romani, a dimostrazione di come sia naturale la nascita di un linguaggio diverso rispetto a quello orale se ci sono problematiche uditive.
Nello stesso periodo, nell'Antica Grecia, il filosofo Platone spiegava l’esistenza di una comunicazione alternativa a quella vocale. Nell’opera “Cratilo”, il personaggio Socrate afferma: "[...] se non avessimo né voce né lingua e volessimo a vicenda manifestarci le cose, non cercheremmo, come ora i muti, di significarle con le mani, con la testa e con le altre membra del corpo?".
Fino al XVIII secolo gli udenti si sono poco interessati alle lingue dei segni, considerandole solo una pantomima che aiutava i sordi a capirsi tra loro. Le lingue dei segni erano infatti viste come un metodo di comunicazione povero e primitivo che allontanava i sordi dal genere umano e li rendeva poco più che animali.

Olio su tela raffigurante L'Abate che insegna a dei ragazzi

"L’abbé de l’Epée instruisant ses élèves en présence de Louis XVI", 1875.
Gonzagues Privat, oil on canvas. Collection INJS de Paris.

 

Il primo ad occuparsi più seriamente di queste lingue fu l’Abate de L’Epée, un insegnante che cominciò ad osservare e studiare i gesti che i suoi allievi sordi producevano spontaneamente. Col loro aiuto elaborò nuovi segni e creò una grammatica, introducendo i tempi verbali, gli articoli o, per esempio, il genere del nome. Il metodo di de L’Epée ebbe grande successo. I suoi allievi, infatti, riuscivano a comunicare con efficacia e a imparare qualsiasi cosa venisse loro insegnata. Fu grazie a questo successo che l’abate riuscì a fondare la prima scuola pubblica per sordomuti in Francia. Il suo metodo ebbe un così grande successo che iniziò a diffondersi in tutto il mondo, tanto da raggiungere anche l’America dove, nel 1817, venne fondata la prima scuola per sordi.

fotografia attuale della prima scuola per sordi in America

Fotografia attuale dell'American School for the Deaf, prima scuola per sordi in America
 

Anche in Italia, tra la fine del Settecento e il 1850, si svilupparono scuole simili a quelle francesi e americane. Negli scritti dei sordi e/o educatori italiani e francesi di quel periodo emergeva una profonda consapevolezza dell’importanza delle lingue dei segni. Tra questi citiamo il breve saggio a favore delle lingue dei segni di Giacomo Carbonieri nel 1858, e le testimonianze scritte di L. Clerc, P. Pélissier e F. Berthier in Francia. In quel periodo si svilupparono le prime teorie sulle somiglianze e differenze tra lingue dei segni e lingue vocali e tra le stesse lingue dei segni.
Tuttavia, soprattutto in Italia, la ricerca sulle lingue dei segni fu bruscamente interrotta dalle decisioni prese durante il Congresso di Milano del 1880. Negli atti del Congresso si affermò che il metodo orale di insegnamento era superiore a quello della lingua dei segni, al tempo considerata una “mimica”. I sordi, così, furono obbligati a imparare solo ed esclusivamente la lingua orale del loro Paese di appartenenza, senza poter usare i segni. Tutti i progressi ottenuti fino ad allora furono annullati e da quel momento in poi, per tutto il secolo successivo, le lingue dei segni furono messe al bando in tutti i contesti ufficiali. Le persone sorde potevano utilizzare la loro lingua “naturale” solo in rare occasioni e segretamente; la limitazione della comunicazione in questa modalità causò di fatto un impoverimento linguistico di queste lingue.

Solo verso la fine degli anni ’50, William Stokoe, un linguista statunitense, iniziò a fare ricerca linguistica sulle lingue dei segni. Da quel momento in poi sempre più studiosi hanno cominciato a interessarsi di lingue dei segni, la ricerca è rifiorita e le lingue dei segni hanno conosciuto un momento di nuova rinascita, venendo sempre più riconosciute come vere lingue, con gli stessi principi di tutte le altre lingue vocali del mondo.

foto di una lezione di lingua dei segni presso l'Università Ca' Foscari

Lezione di LIS (lingua dei segni italiana) presso l'Università Ca' Foscari Venezia
 

Ma a che punto siamo oggi? Oggi, rispetto ai tempi passati, le lingue dei segni stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore e la maggior parte della popolazione le riconosce come lingue a tutti gli effetti. Molti paesi infatti hanno già riconosciuto la lingua dei segni parlata dai propri cittadini sordi, le persone sorde possono usare liberamente la lingua dei segni anche in ambiti ufficiali e possono insegnare utilizzando i segni. Esistono corsi anche a livello universitario di lingua dei segni e corsi mirati alla formazione di interpreti professionisti che possano permettere alle persone sorde l’accesso a ogni tipo di informazione. Sono stati fatti molti passi avanti, ma la strada è ancora lunga. Mi auguro che tutti i Paesi, Italia compresa, possano comprendere pienamente l’importanza del riconoscimento delle lingue dei segni. Lo reputo un traguardo necessario e importantissimo. Un traguardo che dovrebbe essere naturale, così come lo è la lingua dei segni.

 

Manuela Altieri
Laureata in Psicologia Applicata ai Contesti Istituzionali. Esperta in Psicodiagnosi generale ed evolutiva.
Tra i suoi interessi, gli adattamenti e le tarature dei test psicologici, i rapporti uomo/animale
e le lingue (vocali...e non!).
Pagina web: www.psicoteca.it

 

VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione di questo articolo in LIS a cura di Anastasia P., studentessa della Laurea Triennale in Lingue, Civiltà e Scienze del Linguaggio con specializzazione in lingua dei segni italiana (LIS) presso l'Università Ca' Foscari Venezia:

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