Il lavoro dell'interprete: un'avventura speciale

Foto della copertina del libro di Paolo Maria Noseda e traduttrice LIS.

di L. Cecchin

Alla fine della prima lezione di interpretazione italiano - lingua dei segni italiana (LIS) del Master di primo livello in Teoria e Tecniche di Traduzione e Interpretazione italiano-LIS presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, le mie colleghe ed io eravamo distrutte: tutte le nostre certezze sull’interpretazione erano state abbattute. Prima di terminare la lezione, il professore ci lesse alcuni passi de “La voce degli altri. Memorie di un interprete”, l’autobiografia di Paolo Maria Noseda, uno degli interpreti di conferenza italiani più abili, acclamati e famosi d’Italia. Il nome, forse, non vi dirà molto, ma se vi dico che è l’interprete di “Che tempo che fa” di sicuro vi tornerà alla mente quella voce particolare che traduce in italiano ciò che gli ospiti maschili di tutto il mondo raccontano a Fabio Fazio il fine settimana.

Foto della copertina del libro di Paolo Maria Noseda.

L’avevo subito trovato un libro carino e mi annotai qualche nozione, pensando di averla compresa appieno. Poi, nel dicembre del 2015 sono diventata interprete. L’esercizio, l’impegno e i sacrifici di quell’anno si erano trasformati in un’enorme soddisfazione e motivazione. Così sono andata subito a comprare il libro di Paolo Maria Noseda, il libro della mia prima lezione. L’ho letto immediatamente e l’ho trovato molto coinvolgente; mi sono annotata le parti per me più interessanti circa la professione dell’interprete. Dopo alcuni mesi e le prime esperienze di interpretariato, sono andata a rileggere quelle parti che avevano assunto un significato più profondo: era come fare un debriefing con un collega dopo un servizio, come trovare una voce anche ai miei pensieri.

Foto di un'interprete mentre lavora.

Nel libro si parla del suo amore per lo studio e l’informazione, fondamentali per un interprete; l’interesse per la mente e i comportamenti delle persone, per le lingue e le culture corrispondenti. Dice, infatti, “studiare una lingua vuol dire anche comprendere un pezzo di umanità, aprire un altro sipario.” Noseda racconta di come le persone lo riconoscono per la sua voce, “quella che presto agli altri” e di come questo gli crei una grandissima gioia, ma lo fa riflettere su una situazione un po’ paradossale: se da un lato la voce dell’interprete è necessaria per capire ciò che viene detto da una persona straniera tanto che a volte si sente solo la voce dell’interprete nelle trasmissioni e non la voce del protagonista che viene interpretato, dall’altro sembra che il lavoro dell’interprete non sia ancora ritenuto sufficientemente importante da essere collegato a un nome, ad una persona.
Il libro parla di tutti quegli aspetti della professione dell’interprete che, quando anche io ne parlo con qualcuno, non si pensa implichino uno sforzo enorme. Spesso, per esempio, è difficile far capire ad alcuni relatori la necessità di ricevere in anticipo il materiale di cui si parlerà a una conferenza, non immaginano che un intervento di 20 minuti prevede una preparazione di più giorni da parte nostra. Grazie a una preparazione adeguata, inoltre, l’interprete può fare un buon lavoro e questo va tutto a beneficio della persona interpretata che riesce a trasmettere il messaggio al pubblico.

Immagine di un globo con dei pupazzetti rappresentanti le differenti nazionalità nel mondo.

Leggere questo libro permette, inoltre, di scoprire un aspetto speciale del lavoro dell’interprete: la possibilità di conoscere continuamente persone nuove e, con esse, le loro vite, le loro esperienze e culture. Se queste persone poi sono la Regina Elisabetta, la Regina Rania di Giordania, Bono Vox, Robert De Niro, se si appare in un’edizione di Topolino o se, molto semplicemente, si ha la fortuna di girare il mondo, come è successo a Paolo Maria Noseda, si capisce quanto questo lavoro sia un privilegio. Un privilegio che, a mio avviso, si meritano di godere appieno solo i grandi come lui che svolgono il proprio lavoro in modo così eccellente e con tanto amore.
Credo che non potrei trovare parole migliori delle sue per riassumere il lavoro dell’interprete: “Occorrono tempismo, efficienza, terminologia, traduzione in tempo reale e controllo della respirazione, insomma, un pezzo di musica da eseguire o da cantare senza sbavature. Con la sola differenza di non conoscere lo spartito, il che rende il tutto un pochino più complesso.”

 
Linda Cecchin
Interpreters community manager di VEASYT srl, interprete di italiano-LIS.
Crede fortemente nella cultura e nella gentilezza.
https://it.linkedin.com/in/lindacecchin
 

VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Margherita G., interprete italiano - LIS:

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